domenica 21 febbraio 2010

Quando il Festival chiama..

Niente da fare, la manifestazione canora per eccellenza ha troppo fascino, per non richiamare orde di fan scatenati o semplicemente curiosi di lustrini e pailletes.

Naturalmente tra questi c’eravamo anche io e la mia baldanzosa compagnia, che ha scelto di visitare la kermesse Sanremese dopo un acceso televoto con il Bar della Stazione.

Arriviamo abbastanza carichi di buoni propositi in tarda serata,lasciando la macchina in un parcheggio a pagamento abusivo sotto l’Ariston, alla modica cifra di 8 euro/h.

Seguiamo lo sciame di folla che impazza per le strade, fino a giungere sul retro del Teatro, dove è di scena il più consistente viavai di Vips del calibro di Leone di Lernia e Klaus Davi.

Non ci nascondiamo dietro falsi perbenismi e dichiariamo l’obiettivo di serata: baciare in bocca Mara Maionchi.

Ed è così che ad ogni macchina coi vetri oscurati, cerchiamo di scorgere la sua folta permanente ramata, ma niente il massimo che vediamo è lo spoglio scalpo di Costanzo.

Il pubblico, dietro le transenne, è in costante fermento un po’ per le voci di chi sta per uscire dal cancello, un po’ per quelle che dichiarano vincitori fasulli della Manifestazione: ieri sera, per quanto riguarda la gente fuori dall’Ariston, per cinque minuti ha vinto Rita Levi Montalcini, tanto le voci erano disparate.

I minuti passavano veloci e la Mara nazionale non si vedeva; per questo, in barba a questo tourbillionne di emozioni, abbiamo deciso di finire la nostra serata sanremese in un locale fashion, degno del nostro calibro e del nostro abbigliamento mondano: il Mc Donald’s.

Ed è proprio qui che c’è stata la svolta della serata: mentre masticavamo amaro i nostri chicken nuggets (probabilmente l’amarezza era proprio insita al finto pollo dorato), fa il suo ingresso nel locale ‘nientepocodimenoche’ la quinta corista, del coro di riserva, della controfigura di Povia.

Naturalmente, avremmo saputo questa notizia solo la mattina seguente, dopo una ricerca di trequarti d’ora su Google.

Però il nostro intuito ci ha fatto ragionare così: siamo a Sanremo, in un locale internazionale, la ragazza è oggettivamente carina e i suoi capelli hanno troppa lacca per non essere salita sul palco dell’Ariston, quindi chiediamole una foto.

Fra qualche anno questo cimelio sanremese varrà molto, almeno un McBacon Menù.


 


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In trans agonistica dopo questo incontro, ci spingiamo addirittura nella Sala Stampa, intruffolandoci con dei badge, fabbricati in macchina con le nostre tessere del BlockBuster: entriamo nella fatidica Sala, quando un uomo ben vestito ci chiede:


 


- Avete l’accredito?


- Beh ovvio.. – mostrando i nostri pass, frutto di ore di lezione di Art Attack.


- Bene bene, anzi ottimo. Quella è l’uscita.


 


Un amico gioca la carta a sorpresa, per alimentare il caos, ma soprattutto per uscire a testa alta.


 


-          Scusi ma il reparto ‘Accessori da cucina’ da che parte si trova? Questa Ikea è veramente dispersiva.


 


Espulsi da Sanremo, come clandestini arrivati su un gommone, ma serata notevole, perché in fondo:

“Sanremo è Sanremo”.

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